Testi danteschi (seconda parte)

“Vita Nuova”, c. 25:

Videro li occhi miei quanta pietate
era apparita in la vostra figura
quando guardaste li atti e la statura
ch’io faccio per dolor molte fiate.

Allor m’accorsi che voi pensavate
la qualità de la mia vita oscura,
sì che mi giunse ne lo cor paura
di dimostrar con li occhi mia viltate.

E tolsimi dinanzi a voi, sentendo
che si movean le lagrime del core,
ch’era sommosso da la vostra vista.

Io dicea poscia ne l’anima trista:
“Ben è con quella donna quello Amore
lo qual mi face andar così piangendo”.

 

Domande:

1. Scrivi la parafrasi della poesia.

2. Studia lo schema delle rime e l’alternanza degli accenti ritmici.

3. Identifica le figure retoriche: a. videro li occhi miei; b. videro/ guardaste; c. li atti e la statura; d. vita oscura; e. videro… vista; f. viltate/ triste.

4. Identifica la progressione delle emozioni del poeta.

5. Quale tipo di contatto Dante ha con questa donna? Come comunicano?

 

“Vita Nuova” 41.

 

Oltre la spera che più larga gira
passa ’l sospiro ch’esce del mio core:
intelligenza nova, che l’Amore
piangendo mette in lui, pur su lo tira.

Quand’elli è giunto là dove disira,
vede una donna, che riceve onore,
e luce sì, che per lo suo splendore
lo peregrino spirito la mira.

Vedela tal, che quando ’l mi ridice,
io no lo intendo, sì parla sottile
al cor dolente, che lo fa parlare.

So io che parla di quella gentile,
però che spesso ricorda Beatrice,
sì ch’io lo ’ntendo ben, donne mie care.

Domande.

1. Parafrasa il testo.

2. Identifica le figure retoriche: a. la sfera che più larga gira; b. nova; c. riceve onore e luce; d. luce/ splendore; e. la mira/ vedela; f. parla/ parlare/ parla.

3. Quali sono i due opposti percorsi descritti nelle quartine e nelle terzine? Quali verbi indicano il movimento?

4. In che senso si può dire che nella poesia si oppongono il tema della vista e quello del dire?

5. Perché la donna è luce e lo spirito del poeta peregrino? Quali sono le caratteristiche di Beatrice colte dallo spirito del poeta?

6. Quale rapporto collega del due parole in rima “gira” : “tira”?

 

 

 

Published in: on September 26, 2014 at 3:25 pm  Leave a Comment  

Parafrasi di “Tanto gentile”

Beatrice (la mia padrona) si rivela così bella interiormente e esteriormente

quando saluta qualcuno

che chiunque la incontri tremando si ammutolisce

e non osa guardarla.

 

Essa procede (per la via), mentre sente che tutti la lodano,

benevola dentro e umile fuori;

ed è evidente che essa è una creatura scesa

dal cielo a mostrarsi come un miracolo di Dio sulla terra.

 

Ed essa si mostra a chi la contempla così bella

che essa regala attraverso gli occhi (al solo guardarla) al cuore una dolcezza

che chi non la sperimenta direttamente non può capire.

 

Ed è evidente che dall’espressione del suo volto si effonde

una soave ispirazione amorosa

che continuamente suggerisce all’anima di sospirare.

Published in: on September 21, 2014 at 8:23 pm  Leave a Comment  

Testi di Dante

“Vita Nuova” cc. 1-2:

In quella parte del libro de la mia memoria, dinanzi a la quale poco si potrebbe leggere, si trova una rubrica la quale dice: Incipit vita nova. Sotto la quale rubrica io trovo scritte le parole le quali è mio intendimento d’asemplare in questo libello; e se non tutte, almeno la loro sentenzia.

Nove fiate già appresso lo mio nascimento era tornato lo cielo de la luce quasi a uno medesimo punto, quanto a la sua propria girazione, quando a li miei occhi apparve prima la gloriosa donna de la mia mente, la quale fu chiamata da molti Beatrice, li quali non sapeano che si chiamare. Ella era in questa vita già stata tanto, che ne lo suo tempo lo cielo stellato era mosso verso la parte d’oriente de le dodici parti l’una d’un grado, sì che quasi dal principio del suo anno nono apparve a me, ed io la vidi quasi da la fine del mio nono. Apparve vestita di nobilissimo colore, umile ed onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia. In quello punto dico veracemente che lo spirito de la vita, lo quale dimora ne la secretissima camera de lo cuore, cominciò a tremare sì fortemente che apparia ne li mènimi polsi orribilmente; e tremando, disse queste parole: «Ecce deus fortior me, qui veniens dominabitur mihi». In quello punto lo spirito animale, lo quale dimora ne l’alta camera ne la quale tutti li spiriti sensitivi portano le loro percezioni, si cominciò a maravigliare molto, e parlando spezialmente a li spiriti del viso, sì disse queste parole: «Apparuit iam beatitudo vestra». In quello punto lo spirito naturale, lo quale dimora in quella parte ove si ministra lo nutrimento nostro, cominciò a piangere, e piangendo, disse queste parole: «Heu miser, quia frequenter impeditus ero deinceps!». D’allora innanzi dico che Amore segnoreggiò la mia anima, la quale fu sì tosto a lui disponsata, e cominciò a prendere sopra me tanta sicurtade e tanta signoria per la vertù che li dava la mia imaginazione, che me convenia fare tutti li suoi piaceri compiutamente. Elli mi comandava molte volte che io cercasse per vedere questa angiola giovanissima; onde io ne la mia puerizia molte volte l’andai cercando, e vedèala di sì nobili e laudabili portamenti, che certo di lei si potea dire quella parola del poeta Omero: Ella non parea figliuola d’uomo mortale, ma di Deo. E avegna che la sua imagine, la quale continuamente meco stava, fosse baldanza d’Amore a segnoreggiare me, tuttavia era di sì nobilissima vertù, che nulla volta sofferse che Amore mi reggesse sanza lo fedele consiglio de la ragione in quelle cose là ove cotale consiglio fosse utile a udire. E però che soprastare a le passioni e atti di tanta gioventudine pare alcuno parlare fabuloso, mi partirò da esse; e trapassando molte cose, le quali si potrebbero trarre de l’esemplo onde nascono queste, verrò a quelle parole le quali sono scritte ne la mia memoria sotto maggiori paragrafi.

 

DOMANDE:

1. Quale immagine è utilizzata sia nel I sia nel II capitolo e cosa ci dice del carattere dell’opera?

2. Com’è descritta Beatrice?

3. Rifletti sugli spazi e sui tempi dell’incontro con Beatrice.

4. Quale immagine dell’amore emerge dalle parole in latino pronunciate da ciascuna delle forze vitali di Dante?

 

“Vita Nuova” cc. 10-11:

Appresso la mia ritornata mi misi a cercare di questa donna, che lo mio segnore m’avea nominata ne lo cammino de li sospiri; e acciò che lo mio parlare sia più brieve, dico che in poco tempo la feci mia difesa tanto, che troppa gente ne ragionava oltre li termini de la cortesia; onde molte fiate mi pesava duramente. E per questa cagione, cioè di questa soverchievole voce che parea che m’infamasse viziosamente, quella gentilissima, la quale fue distruggitrice di tutti li vizi e regina de le virtudi, passando per alcuna parte, mi negò lo suo dolcissimo salutare, ne lo quale stava tutta la mia beatitudine. Ed uscendo alquanto del proposito presente, voglio dare a intendere quello che lo suo salutare in me virtuosamente operava.

Dico che quando ella apparia da parte alcuna, per la speranza de la mirabile salute nullo nemico mi rimanea, anzi mi giugnea una fiamma di caritade, la quale mi facea perdonare a chiunque m’avesse offeso; e chi allora m’avesse domandato di cosa alcuna, la mia risponsione sarebbe stata solamente ‘Amore’, con viso vestito d’umilitade. E quando ella fosse alquanto propinqua al salutare, uno spirito d’amore, distruggendo tutti li altri spiriti sensitivi, pingea fuori li deboletti spiriti del viso, e dicea loro: «Andate a onorare la donna vostra»; ed elli si rimanea nel luogo loro. E chi avesse voluto conoscere Amore, fare lo potea, mirando lo tremare de li occhi miei. E quando questa gentilissima salute salutava, non che Amore fosse tal mezzo che potesse obumbrare a me la intollerabile beatitudine, ma elli quasi per soverchio di dolcezza divenia tale, che lo mio corpo, lo quale era tutto allora sotto lo suo reggimento, molte volte si movea come cosa grave inanimata. Sì che appare manifestamente che ne le sue salute abitava la mia beatitudine, la quale molte volte passava e redundava la mia capacitade.

 

DOMANDE:

1. Riassumi il testo in non più di cinque righe.

2. Chi ha “nominato” la seconda donna dello schermo e perché viene chiamato “signore”?

3. In che senso la gente, come dice Dante, parla della sua relazione con questa donna “oltre i limiti della cortesia”?

4. Perché la beatitudine che Beatrice gli offre è “intollerabile” per Dante?

5. In che senso il suo corpo diventa un automa?

 

“Vita Nuova” c. 26:

Questa gentilissima donna, di cui ragionato è ne le precedenti parole, venne in tanta grazia de le genti, che quando passava per via, le persone correano per vedere lei; onde mirabile letizia me ne giungea. E quando ella fosse presso d’alcuno, tanta onestade giungea nel cuore di quello, che non ardia di levare li occhi, né di rispondere a lo suo saluto; e di questo molti, sì come esperti, mi potrebbero testimoniare a chi non lo credesse. Ella coronata e vestita d’umilitade s’andava, nulla gloria mostrando di ciò ch’ella vedea e udia. Diceano molti, poi che passata era: «Questa non è femmina, anzi è uno de li bellissimi angeli del cielo». E altri diceano: «Questa è una maraviglia; che benedetto sia lo Segnore, che sì mirabilemente sae adoperare!». Io dico ch’ella si mostrava sì gentile e sì piena di tutti li piaceri, che quelli che la miravano comprendeano in loro una dolcezza onesta e soave, tanto che ridìcere non lo sapeano; né alcuno era lo quale potesse mirare lei, che nel principio nol convenisse sospirare. Queste e più mirabili cose da lei procedeano virtuosamente: onde io pensando a ciò, volendo ripigliare lo stilo de la sua loda, propuosi di dicere parole, ne le quali io dessi ad intendere de le sue mirabili ed eccellenti operazioni; acciò che non pur coloro che la poteano sensibilmente vedere, ma li altri sappiano di lei quello che le parole ne possono fare intendere. Allora dissi questo sonetto, lo quale comincia: Tanto gentile.

Tanto gentile e tanto onesta pare
la donna mia, quand’ella altrui saluta,
ch’ogne lingua deven tremando muta,
e li occhi no l’ardiscon di guardare.
Ella si va, sentendosi laudare,
benignamente d’umiltà vestuta;
e par che sia una cosa venuta
da cielo in terra a miracol mostrare.
Mòstrasi sì piacente a chi la mira,
che dà per li occhi una dolcezza al core,
che ‘ntender no la può chi non la prova:
e par che de la sua labbia si mova
un spirito soave pien d’amore,
che va dicendo a l’anima: «Sospira!»

 

DOMANDE:

1. Riassumi il testo in non più di cinque righe.

2. Riconosci nel sonetto le seguenti figure retoriche: a. gentile e onesta; b. ogne lingua; c. laudare; d. d’umiltà vestuta; e. miracol mostrare; f. spirito soave.

3. Ricostruisci la struttura metrica della poesia, identificando il sistema di rime e evidenziando per ciascun verso gli accenti principali.

4. Come mai il poeta fa riferimento a se stesso solo al v. 2?

5. Fa’ l’analisi del periodo della poesia. Quale caratteristica di Beatrice è contenuta nelle frasi principali e cos’altro è invece in quelle dipendenti?

6. Qual è il valore simbolico del saluto di Beatrice?

Published in: on September 17, 2014 at 4:32 pm  Leave a Comment  

Per le terze, Dante e la letteratura latina delle origini

Eccovi due file che vi serviranno. Sono stati scritti con openoffice, dunque potrete scaricarli con qualsiasi versione di word.

Dante Alighieri

Letteratura latina delle origini

Published in: on September 15, 2014 at 8:22 pm  Leave a Comment